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Immagine del redattoreLucia

Il silenzio che ci insegnano i gatti

Quando è stata l’ultima volta in cui hai fatto silenzio? Silenzio completo, silenzio del tutto, silenzio che quasi quasi ti fanno male le orecchie dall’assenza di rumore? Silenzio da sentire il battito del tuo cuore, il respiro che si gonfia e si sgonfia, le unghie del gatto che ticchettano sul parquet, il rumore del vento, fuori, tra gli alberi. Silenzio silenzio silenzio, ecco.

Il silenzio fa paura perché nel silenzio si sente. Si sente il rumore dei propri pensieri, delle proprie paure (che fanno un rumore di tuoni lontani), delle proprie ansie (quelle cigolano, invece); si sente il rumore degli altri che calpestano i nostri spazi, si sente il rumore dei nostri stessi passi che invadono il nostro silenzio, si sente il rumore di tutto quello che ci è accaduto e di tutto quello che ci potrebbe accadere. Un rumore sordo e infestante, come edera nelle orecchie.


Eppure è proprio in quello stesso silenzio che possiamo ascoltare il presente. È in quel silenzio che possiamo accorgerci di essere qui e ora, che possiamo crogiolarci nella luce del sole, che possiamo sentire l’odore dell’erba appena tagliata, della marmellata di fragole e dei biscotti allo zenzero. È in quel silenzio che possiamo imparare dai gatti a guardare attenti e ad ascoltare noi stessi, è in quel silenzio che possiamo imparare dai passeri e dai pettirossi e cantare l’incredibile, incommensurabile meraviglia dell’essere vivi. Facciamo silenzio, ora. Adesso. Sssh.

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